16 Marzo 2025
16 Marzo 2025

L’impronta ambientale di prodotto: il “Made Green in Italy”

 

“L’impronta ambientale di prodotto è un metodo che si basa sull’analisi del ciclo di vita e che consente di definire gli impatti ambientali di un prodotto attraverso degli specifici indicatori, quali ad esempio le emissioni di gas serra, il consumo idrico e il consumo di risorse”.

Con il fine di avere, quanto più possibili informazioni attendibili sull’impatto ambientale dei prodotti e di  orientare le politiche riguardanti i prodotti e i servizi, allo sviluppo di un mercato più “ecologico”, la Commissione Europea nella Raccomandazione 2013/179/CE ha individuato due tipi di metodologie che consentono di esaminare rispettivamente l’impronta ambientale dei prodotti ( Product Environmental Footprint , PEF ) e delle Organizzazioni ( Organisation Environmental Footprint, OEF).

Nelle loro specificità, queste metodologie si inseriscono nell’ampio ambito del Life Cycle Assessment ( LCA ). Il fine consiste nell’identificazione degli impatti ambientali del prodotto caratteristico e in una chiara definizione delle categorie che esprimono il tipo di potenziale impatto ambientale, alle quali è necessario fare riferimento al fine di svolgere una valutazione esaustiva del ciclo di vita.

La raccomandazione emanata a livello europeo ha superato l’impostazione prevalentemente settoriale e normativa delle precedenti strategie, abbracciando un approccio più ampio, trasversale e volto a coinvolgere tutti i soggetti operanti all’interno del sistema di produzione e consumo. A riguardo, l’obiettivo dell’Italia, nell’attuazione del proprio piano d’azione, è quello di eseguire una valutazione delle prestazioni ambientali dei prodotti, in previsione di ciclo di vita, in collaborazione con il settore produttivo.

L’intento è di ottimizzare l’utilizzo dei diversi metodi di misurazione, tenendo anche conto della diversità dei settori  economici sui quali, essi, incidono. “L’analisi del Life Cycle Assessment e la sperimentazione su vasta scala di una metodologia d’analisi dell’impronta ambientale, con l’elaborazione di misure per la riduzione dei gas serra e la diffusione di buone pratiche nei processi produttivi costituiscono:

  •  Un driver non solo ambientale ma anche di competitività per il sistema delle aziende italiane;
  •  Un importante strumento di sviluppo economico e commerciale in direzione di un’economia sempre più sostenibile;
  • L’opportunità di creare una nuova consapevolezza nel consumatore con l’intento di aiutarlo a compiere scelte sempre più responsabili”.

Il Ministero dell’Ambiente ha avviato, già nel corso del 2008, la definizione di una Strategia Nazionale per il Consumo e Produzione Sostenibile. Tra i settori prioritari compare quello dell’alimentazione, settore chiave per l’economia italiana, che peraltro risulta essere quello con i maggiori impatti ambientali.

Recentemente, in  conformità a quanto previsto dall’art 21, comma 1 della Legge 221/2015 recante “Disposizione in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, in Parlamento è stato proposto il Regolamento per l’attuazione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti denominato «Made Green in Italy» , il 6 giugno 2016.  “Con esso il Ministero dell’ambiente intende:

  • Promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo, proseguendo il lavoro iniziato con il Programma nazionale per la valutazione dell’impronta ambientale;
  • Contribuire ad attuare le indicazioni concernenti, la strategia in materia di consumo e produzione sostenibili definite dalla Commissione Europea;
  • Rafforzare l’immagine, il richiamo e l’impatto comunicativo che distinguono i prodotti, attraverso l’adozione del metodo PEF e associandovi inoltre aspetti di qualità ambientale, qualità del paesaggio e sostenibilità sociale;
  • Definire le modalità più efficaci per valutare e comunicare l’impronta ambientale dei prodotti del sistema produttivo italiano, al fine di supportarne la competitività sui mercati nazionali e internazionali;
  • Valorizzare le esperienze positive di qualificazione ambientale dei prodotti cluster di piccole imprese, attraverso l’adozione di misure atte a favorire e agevolare l’adesione allo Schema « Made Green in Italy» da parte di gruppi d’imprese.”

Sia a livello nazionale che sovranazionale, è prevista una fase pilota; dopo la fase pilota, e sulla base dei risultati ottenuti, saranno decise le azioni da intraprendere nella seconda fase.

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