21 Marzo 2025
21 Marzo 2025

Giornata Internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in tempo di guerra e in situazioni di conflitto armato

ambiente

Non solo vittime di guerra, soldati feriti, civili dispersi o città distrutte: le conseguenze di un conflitto si misurano anche in termini di danni ambientali, come acque inquinate, foreste distrutte, coltivazioni bruciate, campi avvelenati, animali uccisi. Raramente ci soffermiamo a considerare la devastazione ambientale che le guerre causano. L’eredità tossica della guerra è spesso ignorata e con esso il danneggiamento a lungo termine per la salute di milioni di persone, che lottano per ricostruire le loro case e la loro vita” (Erik Solheim, capo dell’ambiente delle Nazioni Unite).

Per attirare l’attenzione su queste problematiche il 6 novembre di ogni anno l’ONU celebra la Giornata Internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in tempo di guerra e in situazioni di conflitto armato. La risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite (A/RES/56/4) invita gli Stati membri, gli organi del sistema delle Nazioni Unite e altre Organizzazioni internazionali e regionali a porre la propria attenzione su questa giornata, in considerazione dei danni all’ambiente in tempi di conflitto armato, che compromettono gli ecosistemi e le risorse naturali ben oltre il conflitto e spesso vanno oltre i limiti dei territori nazionali e della presente generazione.

Negli ultimi 60 anni il 40% dei conflitti è stato legato alle risorse naturali: parti del Belgio e della Francia soffrono ancora della contaminazione dei metalli pesanti utilizzati nelle armi della prima guerra mondiale; decenni di conflitti in Afghanistan hanno distrutto più della metà delle foreste del paese; in Colombia e nella Repubblica Democratica del Congo, tra i più vasti punti di forza della biodiversità del pianeta, decenni di guerra hanno distrutto alcuni degli ecosistemi più vibranti del mondo.

La mancata risposta in modo appropriato a questi problemi, significa uccidere l’ambiente e di conseguenza uccidere noi stessi. Nella Conferenza dello scorso anno, le Nazioni Unite hanno affermato che l’azione in materia ambientale fa parte dell’attività di prevenzione dei conflitti, e delle strategie di peacekeeping e peacebuilding, perché non vi può essere pace durevole se le risorse naturali che danno sostentamento e nutrono l’ecosistema vengono distrutte. L’ONU sta elaborando nuove leggi per proteggere l’ambiente durante i conflitti armati ed inoltre a Dicembre ospiterà la terza “Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente a Nairobi” sulla prevenzione dell’inquinamento in tutte le sue forme.

L’Agenda 2030 riconosce esplicitamente che “lo sviluppo sostenibile non può essere realizzato senza la pace e la sicurezza; e che pace e sicurezza sono a rischio senza di esso”. L’umanità può lavorare insieme per eliminare la minaccia dell’inquinamento e della distruzione del nostro pianeta. Con l’Obiettivo 16 l’Agenda 2030 intende promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, fornire accesso alla giustizia per tutti e creare istituti efficaci, responsabili e inclusivi a tutti i livelli. Nel perseguire tali obiettivi, una migliore comprensione dei legami tra ambiente e sicurezza umana è fondamentale per un’efficace prevenzione dei conflitti, la ricostruzione post-conflittuale e la promozione delle società pacifiche e inclusive.

Come ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, lo sfruttamento delle risorse non deve oltrepassare la loro capacità di riproduzione e la distribuzione dei beni sia ordinata nel segno della giustizia, senza costringere i più deboli alla marginalità e senza depredare di opportunità le generazioni che verranno.

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